Semiramide, La Signora regale
Il mezzosoprano Anna Bonitatibus interpreta una seria di brani d’Opera che
hanno come filo conduttore quello di essere ispirati alla figura di Semiramide,
la mitica regina guerriera e lussuriosa che avrebbe creato i giardini di Babilonia.
La cantante ha selezionato una serie di brani da Opere tra Sette e Ottocento che
non esauriscono di certo l’enorme produzione incentrata su Semiramide,
ma le scelte sono meritevoli di ogni plauso. Molti gli inediti e molti i
compositori convitati a questo mirabile incontro per attraversare un percorso
dal pieno barocco di Caldara e Porpora al romanticismo di Meyerbeer e Rossini,
ottenendo una vivida immagine della transzione tra la vocalità scintillante e
virtuosistica del primo Settecento e il «bel Canto». Si tratta di mondi strettamente
interconnessi e la figura della fatale regina è una chiave di lettura efficace per
entrare nei meandri di un mondo che annovera grandi personalità spesso molto sfuocate
per l’ascoltatore di oggi. Un recitativo e aria dalla Semiramide riconosciuta,
su teato di Metastasio, di Niccolò Jommelli del 1741, dà la misura della potenza
creativa di questo sommo compositore, serio, maestoso, un gigante di cui la Bonitatibus
offre una interpretazione invero splendida restituendocelo in tutta la magnificenza
fremente della scrittura.
Ma l’aspetto forse più interessante di questa raccolta è quello che potremmo
chiamare la «via verso Rossini», nel senso che la cantante ha scelto autori e
brani che dimostrano, in modo esauriente e preciso, come il fenomeno Rossini
(c’è un passo sublime dalla sua Semiramide del 1823) non nacque dal nulla e va
qui segnalata l’autentica riesumazione di un eminente compositore, Sebastiano
Nasolini la cui figura è avvolta nel mistero al punto che non si sa neanche quando
e dove sia morto. La sua La morte di Semiramide (1792) è qui ricordata da un ampio
brano da cui si può evincere come Nasolini sia stato effettivamente determinante
per la nascita del linguaggio rossiniano. Bisogna ringraziare la Bonitatibus per
averci messo in condizione di apprendere tanto, con vero diletto.